Il mio cinema è una risposta all’odio, un aprire le braccia
In conferenza stampa al Lido, il regista spagnolo parla del film vincitore del Leone D’Oro mentre si prepara alla realizzazione del prossimo progetto “Bitter Christmas”, commedia con retrogusto amaro di ambientazione natalizia.
“La stanza accanto” di Pedro Almodóvar si è aggiudicato il Leone d’Oro e trionfa all’81esima Mostra del Cinema di Venezia. Pensavamo di sapere tutto sul cineasta più passionale, dissacrante ed estroso del cinema, ma Pedro Almodóvar riesce ancora a stupirci. E a emozionare. Lo fa nella sua ultima opera, “The room next door” (nelle sale dal 5 dicembre), che affronta, senza mai cadere nella retorica o nel melodramma, il più controverso dei temi (l’eutanasia) attraverso un’amicizia al femminile che va oltre ogni cosa, compresa la morte. Ma è anche lo spunto per parlare di empatia e accoglienza. Merito di due attrici eccelse come Tilda Swinton e Julianne Moore, dirette da un mattatore d’eccezione che, dopo il successo planetario di “Donne sull’orlo di una crisi di nervi” e due Oscar, con questa pellicola si aggiudica il Leone D’Oro a Venezia ’81 e un’accoglienza trionfale nella città che Pedro definisce “luogo del cuore”.
“The room next door”, sua prima pellicola in inglese, si discosta dalla tipologia classica dei suoi film…
Per me, è l’inizio di una nuova era. Mi serviva solo il giusto portale d’accesso e l’ho trovato in un libro di Sigrif Nunez, Attraverso la via, nel capitolo in cui un personaggio si recava all’ospedale a trovare una cara amica. So come “trattare” due signore americane di metà anni ’80… (sorride divertito n.d.r.).
Ad aiutarla, sul set, c’erano altre due signore del cinema: Tilda Swinton e Julianne Moore…
Queste straordinarie attrici hanno compreso subito il tono con cui volevo raccontare questa storia: contenuto, misurato, rispettoso. Niente melodramma. Ritengo un privilegio averle dirette e penso che la loro presenza renda speciale questo Festival.
Cosa l’ha spinta ad accostarsi a un tema così drammatico come il fine vita?
È un film a favore dell’eutanasia. Pur nel rispetto di tutte le religioni, ognuno deve poter decidere della propria vita e ha diritto di morire con dignità. Il personaggio di Tilda (Swinton) è una malata terminale e ritiene che l’unico modo per avere la meglio sul cancro sia prevenirlo con una scelta consapevole.
Non deve essere stato facile raccontare la morte per chi, come lei, ama profondamente la vita…
Nella Mancha, da cui provengo, esiste una cultura a riguardo, ma per me è difficile comprendere che un essere vivo debba morire. Ogni giorno che passa è un giorno in meno quando, invece, vorrei sentire di averne vissuto uno in più.
“The room next door” è anche una storia di sorellanza…
Parla di empatia, generosità, amicizia nel senso più profondo. Sono molti i temi affrontati, ma quello centrale è l’accoglienza, la capacità di aprire le braccia all’altro. I miei film sono una risposta ai “discorsi di odio”; questo, in particolare, parla di una donna che sta per morire in un mondo agonizzante.
Lei è definito il regista “Pop Art”. C’è ancora spazio per il colore (quindi per l’ottimismo e la speranza) in una società che lei descrive come agonizzante?
Dobbiamo trovarlo. La risposta sta nell’ultima preziosa dedica che Almudena Grandes, scrittrice e amica, mi ha lasciato: “La felicità è il miglior modo per resistere”.
Barbara Carrer
Pedro Almodóvar’s ‘The Room Next Door’ won the Golden Lion and triumphed at the 81st Venice Film Festival. We thought we knew everything about cinema’s most passionate, irreverent and imaginative filmmaker, but Pedro Almodóvar still manages to surprise us. And thrill. This is the case with his latest film, ‘The Room Next Door’ (in cinemas from 5 December), which tackles the most controversial of subjects (euthanasia) through a female friendship that transcends everything, including death, without ever descending into rhetoric or melodrama.
But it is also the cue to talk about empathy and compassion. Thanks to two excellent actresses, Tilda Swinton and Julianne Moore, directed by an exceptional filmmaker who, after the worldwide success of “Women on the verge of a nervous breakdown” and two Oscars, won the Golden Lion at Venice ’81 and a triumphant reception in the city that Pedro calls “the place of the heart”.
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