La sequenza genetica del cuore
È stata la voce del basket fino a pochi anni fa ed è considerata una delle persone più competenti e oggettive nel panorama televisivo sportivo. Eppure, oggi Federico Buffa vive un’altra vita, in cui al commento si è sostituito il racconto, all’oggi si è sostituito l’ieri, il senso della memoria, lo scavare nel profondo delle emozioni e degli avvenimenti.
“Inatteso è il momento in cui si muta la sequenza genetica delle nostre vite, in cui le cose succedono indipendentemente dal nostro volere, e improvvisamente ci si ritrova in un’altra vita, che scopriamo diversa e la facciamo funzionare. Nel 2014 la mia vita è cambiata: Sky Sport, canale in cui ero commentatore NBA, decide che mi sarei dovuto occupare di narrazione sportiva ed allora propongo di parlare del Mondiale del Brasile attraverso il racconto di una selezione di dieci Mondiali del ‘900, compreso il primo, quello del 1930 in Uruguay”.
È stato questo il momento clou, la tua sliding door?
Con questo passaggio mi ritrovo un pubblico diverso, quello degli appassionati di calcio, ben più numeroso della nicchia NBA e tra loro una regista, Caterina Spadaro, che mi propone il grande salto, dallo schermo al palco teatrale. Con lei ed Emilio Russo, direttore artistico del Teatro Menotti di Milano, avrei dovuto fare tre serate incentrate su una pièce dedicata alle Olimpiadi di Berlino ’36, quelle che sconvolsero il panorama dei grandi eventi mondiali e che ancora oggi ritroviamo per molti aspetti nell’organizzazione di Quatar 2022. Le tre repliche in compagnia della cantante Cecilia Gragnani, del pianoforte Alessandro Nidi e del fisarmonicista Nadio Marenco sono diventate 126, in tutta Italia!.
E non è finita lì….
Da allora ho messo in scena tanti altri spettacoli, tra cui uno dedicato a Mohamed Alì e l’ultimo, in scena ancor oggi, RivaDeAndrè, in cui immagino i dialoghi tra i due big in un incontro avvenuto realmente a settembre 1969. In questi otto anni di continua mutazione genetica la mia vita si è arricchita di paure, di magia, di battiti cardiaci accellerati e condivisi con i miei compagni di viaggio. Oggi tesaurizzo ogni giorno le mie emozioni, ad esempio sono in Irpinia e racconto storie legate al terremoto di 42 anni fa, storie di strazi, di macerie, di sopravvissuti che non voglio conoscere prima per poterli raccontare più liberamente, ma che poi vengono a stringermi la mano per il mio contributo alle loro vite. Ecco, questo è il senso del mio DNA modificato: accorgersi che l’umanità vista dal palco è diversa da quella dietro la macchina da presa, e il mio privilegio è viverla appieno, attraverso le loro storie.
ARTICOLI CORRELATI
- All Posts
- Sport